Il prezzo della corrente elettrica svolta e la bioraria non conviene più come una volta
Qualche anno fa è stata introdotta l’innovativa tariffazione per risparmiare sulle bollette dell’energia elettrica: la “bioraria”.
La tariffazione bioraria consiste nella suddivisione in fasce orarie del costo dell’energia elettrica.
Queste fasce, chiamate “F1, F2 ed F3″ servono, o meglio servivano, a far risparmiare ai cittadini fino al 30% sul costo della corrente in base all’orario in cui si usufruiva maggiormente dell’elettricità domestica ma qualcosa, nell’ultimo periodo, è cambiato.
A causa della grande rivoluzione delle rinnovabili in Italia, il costo dell’energia elettrica, nell’ultimo quadrimestre, ha subito un aumento rispetto alla fascia oraria F2 ed F3 (dalle 19:00 alle 21:00 e dalle 21:00 alle 08:00).
Questo quadro ha portato ad un cambiamento di prospettive sulla tariffazione bioraria: cambiamento che ha visto diminuire il risparmio sull’utilizzo degli elettrodomestici in queste fasce orarie.
Da cosa è stato causato questo cambiamento?
Questo cambiamento è stato causato da un massiccio utilizzo di energia prodotta da fonti rinnovabili durante le fasce diurne, ovvero le fasce in cui, le stesse rinnovabili, riescono a produrre piu energia rispetto alle tradizionali centrali a gas e carbone.
Durante le ore diurne le energie rinnovabili hanno priorità rispetto alle altre fonti in quanto producono più energia durante il giorno che la notte (ad esempio il fotovoltaico).
A causa di questo “decentramento di produzione” le centrali a gas (costrette a rimanere comunque in funzione anche quando non era richiesta una grande produzione di elettricità) hanno dovuto far crescere il costo dell’energia prodotta e spostare gli orari di maggiore produzione nelle fasce dove prima la produzione costava meno.
Questa situazione ha, di conseguenza, ristretto la differenza di prezzo dell’energia prodotta durante la notte e quella prodotta durante il giorno, diminuendo ovviamente il risparmio effettivo che dal 30% si è stimato al massimo di qualche euro.
Bisogna calcolare che questa situazione sta peggiorando anche a causa degli ultimi aumenti introdotti nel secondo trimestre 2012 dall’Autorità dell’energia. Aumenti che hanno inciso del 5,8% dal 1 aprile e che ad inizio maggio aumenteranno nuovamente di altri quattro punti percentuali portando in poco più di 2 mesi ad un aumento complessivo di circa il 10% sul prezzo dell’elettricità.
Questi aumenti sono ovviamente imputabili a diverse cause tra le quali l’aumento del prezzo del petrolio, gli incentivi alle rinnovabili ma anche a vecchie spese che abbiamo accumulato con il nucleare e altre varie.